Chiamata per il sostegno alla Cassa di solidarietà per i combattenti imprigionati e perseguiti (Grecia, marzo 2020)

Chiamata per il sostegno alla Cassa di solidarietà per i combattenti imprigionati e perseguiti

La Cassa di solidarietà per i combattenti imprigionati e perseguiti è stata fondata [in Grecia] nel 2010, un periodo in cui, da un lato, veniva effettuata una forte ristrutturazione capitalistica compiuta sotto il paravento della «crisi economica» e in cui, dall’altro lato, il movimento radicale, avendo ricordi molto recenti dall’esperienza della rivolta sociale del dicembre 2008, era in piena fioritura. In queste circostanze, la repressione si fece ancora più intensa, portando a un numero sempre crescente di prigionieri politici. È proprio in questo contesto che si è formata la Cassa di solidarietà, inizialmente con l’obiettivo di fornire un sostegno regolare e coerente a quanti sono perseguitati o imprigionati per il loro agire sovversivo o per la partecipazione alle lotte sociali.

L’obiettivo fondamentale della struttura è di garantire dignitose condizioni di vita ai compagni imprigionati attraverso un processo che si svolga in seno al movimento politico; permettendo alla dimensione materiale della solidarietà di compiere un passo ulteriore rispetto alle più strette relazioni tra compagni, familiari e amicali, oltre a contribuire alla copertura immediata delle emergenze (come le spese processuali e le cauzioni per i perseguitati). Contemporaneamente, gli interventi di solidarietà pratica e la costruzione e lo sviluppo di ponti comunicativi e di lotte congiunte tra chi è dentro e chi si trova fuori dal carcere, rimangono le priorità delle persone che formano e sostengono la struttura.

Dal 2010 a oggi, la Cassa di solidarietà ha cercato di ottenere un regolare e coerente sostegno politico, morale e materiale per la raccolta di fondi, un fatto che deriva principalmente dalla partecipazione consapevole di ognuno di noi, oltre che di gruppi e collettivi, che contribuiscono alla prosecuzione di una solidarietà fattiva. La continua repressione statale, tuttavia, si traduce in un numero elevato di prigionieri politici e spese legali e, conseguentemente, in esigenze materiali particolarmente elevate. In questo momento, la Cassa di solidarietà sostiene 24 prigionieri con una regolare base mensile (Kostantina Athanasopoulou, Dimitra Valavani, Konstantinos Yagtzoglou, Giannis Dimitrakis, Dimitris Koufontinas, Iraklis Kostaris, Giannis Michailidis, Savvas Xiros, Giorgos Petrakakos, Kostas Sakkas, Marios Seisidis, Vangelis Stathopoulos, Spyros Christodoulou e 11 militanti provenienti dalla Turchia e dal Kurdistan). In molti casi cerchiamo anche di coprire – per quanto consentito dalle nostre capacità (finanziarie) – le spese legali e le cauzioni dei compagni perseguitati per la loro identità politica, per le loro azioni o anche per i propri legami familiari o il loro rapporto di amicizia con i militanti imprigionati.

Durante questi dieci anni di attività, ci siamo rivolti ai compagni e ai collettivi in molte occasioni, siccome assicurarsi le risorse finanziarie è sempre stato un processo difficoltoso. La solidarietà e la partecipazione dei compagni sia dalla Grecia che dall’estero è la ragione principale per cui siamo stati a fianco dei nostri compagni imprigionati in maniera coerente. Nella situazione attuale, soprattutto alla luce dei nuovi fatti riguardanti la diffusione del virus e delle misure restrittive imposte dallo Stato in questo contesto, è ancora una volta estremamente difficile assicurare le risorse volte a sostenere i bisogni materiali di coloro che si trovano all’interno delle carceri. Probabilmente è più difficile che mai. Purtroppo, tutto ciò si deve aggiungere ai tempi già difficili che i nostri compagni prigionieri, così come la popolazione carceraria nel suo complesso, stanno affrontando, e per tale motivo ancora una volta ci stiamo rivolgendo ai nostri compagni.

Il sovraffollamento delle carceri greche, con l’accatastamento forzato dei prigionieri in celle e sezioni che ricordano degli alveari, l’assistenza medica inadeguata (e in alcuni casi inesistente), il rifiuto di fornire misure di protezione personale (quindi il divieto di forniture mediche, come gli antisettici) e il fatto che anche i più vulnerabili (anziani o malati) siano ancora incarcerati, tutto ciò pone le condizioni per una ondata pandemica con tassi di mortalità significativamente più alti di quelli presenti nella società fuori dalle mura. Questo può equivalere alla pena di morte per molte persone in carcere. Tale problema ha indotto a una serie di mobilitazioni nelle carceri, con le fondamentali richieste di decongestionamento e attuazione delle misure di protezione di base per i detenuti. Il punto di partenza di queste mobilitazioni è stato il carcere femminile di Korydallos, seguito dalle carceri di Chania (nell’isola di Creta), Agios Stefanos (a Patrasso) e Larissa, mentre 856 detenuti da tutte le sezioni del carcere maschile di Korydallos hanno firmato e pubblicato una dichiarazione.

In queste particolari circostanze, lo Stato e i suoi meccanismi repressivi stanno seguendo una strada già battuta. Mentre non vengono prese efficaci misure per proteggere la popolazione carceraria, vengono bloccate le comunicazioni con il mondo esterno, sospese le visite con i parenti e gli avvocati, attuate rappresaglie e misure di ritorsione in caso sorgano proteste: come accaduto per i sequestri-trasferimenti di compagni a seguito della mobilitazione avvenuta nel carcere femminile di Korydallos, con il sequestro di due prigioniere e il loro trasferimento nel carcere di Eleonas a Tebe, dove sono state poste in quarantena (una tra loro, Pola Roupa, è prigioniera politica e membro di Lotta Rivoluzionaria [Επαναστατικού Αγώνα], e al suo trasferimento, dopo pochi giorni, è seguito il violento trasferimento di Nikos Maziotis, anch’egli prigioniero politico e membro di Lotta Rivoluzionaria, nel carcere di Domokos), come accaduto con la rimozione dell’ora d’aria nel carcere di Chania, con le pequisizioni poliziesche, le indagini e la devastazione delle celle nel carcere di Patrasso. Allo stesso tempo, mentre la pandemia è ancora in corso, i compagni stanno affrontando false accuse, vengono perseguitati e imprigionati, ricordandoci le costanti priorità dello Stato, le cui dichiarazioni sul decongestionamento delle carceri riguardano solo un ridotto numero di prigionieri (considerando la totalità della popolazione carceraria), in quanto il numero di prigionieri interessati non eccede le 1500 persone.

Come Cassa di solidarietà, in questo momento, annunciamo la nostra decisione di sospendere tutte le nostre azioni pubbliche previste per l’immediato futuro, ma non sospendiamo la nostra solidarietà con i prigionieri politici. In questa difficile situazione che stiamo attraversando, ci troviamo nella difficile posizione di dichiarare una temporanea riduzione del sostegno materiale ai compagni imprigionati, in modo da poterli sostenere con coerenza nei mesi che seguiranno.

Compagni in Grecia e all’estero, la Cassa di solidarietà si trova attualmente ad affrontare un grave problema riguardante la vitalità e la funzione di una delle sue componenti fondamentali, il sostegno economico dei militanti imprigionati. A causa delle condizioni oggettive determinate dall’attuale situazione, l’incapacità della cassa di ottenere risorse a partire dalle iniziative pubbliche porterà, durante la stagione estiva, ad una situazione di stallo e allora il sostegno dei prigionieri politici sarà praticamente impossibile. L’unico modo per evitare questa situazione è il sostegno materiale e finanziario da parte del movimento antagonista più ampio presente in tutto il mondo. Da parte di tutti gli individui e di tutti i collettivi che considerano i militanti imprigionati come parte di chi lotta, una lotta che tutti noi ingaggiamo – per come ci è possibile – contro il barbaro mondo dell’autorità.

Oggi più che mai sta diventando cruciale e tangibile il motto «nessuno è solo nelle mani dello Stato». Vi invitiamo a difenderlo ancora una volta nella pratica. La solidarietà concreta sarà di nuovo la nostra arma.

FINO ALLA DEMOLIZIONE DELL’ULTIMO CARCERE NESSUNO DI NOI È LIBERO.
SOLIDARIETÀ CON I PRIGIONIERI POLITICI.

Cassa di solidarietà per i combattenti imprigionati e perseguiti

Contattaci via e-mail per supportare la campagna a sostegno dei prigionieri: tameio[at]espiv.net

A questo link il testo in inglese: https://actforfree.nostate.net/?p=37044
A questo link il testo in tedesco: https://athens.indymedia.org/post/1604303/
A questo link il testo in greco: https://athens.indymedia.org/post/1604134/