Peppe è stato scarcerato dal carcere di Alessandria
Apprendiamo che il compagno anarchico Giuseppe Sciacca è stato scarcerato. Era stato arrestato il 26 novembre 2019 con l’accusa di «fabbricazione, detenzione e trasporto di materiale esplosivo», perché ritenuto l’artefice dell’invio, nel 2016, di un plico esplosivo alla Ladisa, l’azienda che all’epoca gestiva la mensa nel CPR di Torino. Un episodio già generalmente contestato, insieme ad altri, agli arrestati del 7 febbraio 2019 all’interno dell’operazione «Scintilla» (una nota della questura torinese ha definito l’arresto come un’estensione di questa operazione).
Il 17 giugno 2020 si è tenuta l’udienza di cassazione che ha accolto il ricorso e ha declassificato il reato in quanto il materiale non è stato considerato esplosivo ma pirotecnico. Giovedì 9 luglio c’è stata l’udienza di riesame e il giorno seguente Peppe è uscito dal carcere, senza ulteriori restrizioni.
Per Manu, per Juan, per un’autodifesa collettiva
Mercoledì 22 luglio, alle ore 13:00, presso il tribunale di Brescia, si terrà il processo di appello contro Manu. Arrestato nel maggio del 2019, detenuto in carcere fino al marzo del 2020 e tutt’ora agli arresti domiciliari, il 22 novembre scorso Manu è stato condannato a 3 anni e 2 mesi con l’accusa di aver aiutato Juan durante la sua latitanza. Con un precedente tanto strampalato quanto grave, il tribunale di Brescia non gli ha contestato solo “procurata sottrazione alla pena”, ma anche “favoreggiamento” con l’aggravante di “terrorismo” perché Juan, uccel di bosco per una serie di definitivi legati soprattutto alla lotta contro il TAV in Valsusa, è stato arrestato dopo più di due anni di latitanza con l’accusa di aver attaccato la sede della Lega di Treviso, procedimento di cui nessuno – né Juan né tanto meno Manu – poteva essere a conoscenza. Se in anni recenti ben di rado è successo che chi offriva ospitalità o aiuto a un latitante venisse arrestato, è la prima volta, ci sembra, che al “favoreggiamento” si aggiunge l’aggravante di “terrorismo”, in questo caso con un salto logico assai ardito. Si tratta di un attacco ben preciso alla solidarietà, di un monito a chiunque in futuro decidesse di dare una mano ai ricercati, ai fuggiaschi, ai clandestini, contrapponendo alla legge la pratica del mutuo appoggio, le regole – antiche quanto il mondo – di una
comunità che si apre senza chiedere i documenti, lo slancio generoso che unisce chi sfida l’autorità e le sue ingiustizie. Visto che in tante e tanti potrebbero trovarsi nella situazione di Juan – come già milioni di esseri umani, per motivi diversi, vivono e si spostano braccati dalla polizia perché non hanno in tasca un determinato pezzo di carta –, ribadire forte e chiaro che la solidarietà è cosa buona e giusta non è solo un gesto di vicinanza a Manu (e a Juan), ma un elemento di autodifesa collettiva. Quel “mondo sotterraneo” in cui leggi e polizia non riescono ad entrare è proprio il tessuto etico che ha scritto le pagine più belle dell’umanità ribelle, che ha permesso – e ancora permette ai quattro angoli del Pianeta – ai movimenti rivoluzionari di tenere duro. In quella “storia bandita” è ancora inscritto il nostro futuro.
Per queste ragioni, e altre ancora, invitiamo compagne e compagni, amici e solidali, a una presenza di appoggio fuori del tribunale di Brescia, mercoledì 22 luglio, dalle ore 12,30.
anarchiche e anarchici
Per scrivere a Juan: Juan Antonio Sorroche Fernandez, C. C. di Terni, strada delle Campore 32, 05100 Terni.
L’anarchico sardo Davide Delogu è stato nuovamente posto in regime di 14 bis
Il compagno anarchico sardo prigioniero deportato Davide Delogu ci comunica che nel carcere di Caltagirone, dove è stato appena trasferito, gli è stato nuovamente applicato il regime 14 bis. Seguiranno aggiornamenti.
Sardegna Anarchica
Cassa di Sostegno per l’Anarchico Sardo Prigioniero Deportato Davide Delogu
Nota: L’articolo 14 bis della legge sull’ordinamento penitenziario prevede un regime di sorveglianza particolare nei confronti di un detenuto.
Per scrivergli: Davide Delogu, C. C. di Caltagirone, Contrada Noce, S. Nicola Agrò, 95041 Caltagirone (Ct).
Condanna per l’incendio alle Vallette nel febbraio 2019
Oggi, 15 luglio 2020, è arrivata la sentenza del processo di primo grado per la Boba, accusato dell’incendio divampato al carcere delle Vallette di Torino l’11 febbraio 2019, in seguito ad un saluto ai tanti compagn* detenuti in seguito allo sgombero dell’Asilo Occupato [operazione «Scintilla»].
Ancora una volta il rito tribunalizio è stato fine a se stesso, sordo all’evidenza dei fatti, che non solo mettevano in dubbio la dolosità del fatto contestato ma anche l’individuazione di un responsabile: la condanna è esemplare, 4 anni per incendio doloso.
Un monito a tutt* i solidali che spesso si ritrovano fuori da quelle maledette mura, un attacco alla solidarietà!
Fuoco a tutte le galere
Libertà per tutte e tutti
Cassa antirepressione delle Alpi Occidentali
Un testo di Nico, arrestato per l’operazione «Bialystok»
A* amic* e amor* della mia vita, a* mi* compagn* di lotte e avventure, a* anarchic* e a tutt* coloro che hanno interesse per la mia situazione: scrivo queste poche righe per aggiornarvi sulle mie condizioni e farvi avere notizie sul caso repressivo che mi riguarda.
Il mio arresto è avvenuto a casa dei miei genitori la mattina presto di venerdì 12 giugno ad opera dei ROS [Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri] di Roma affiancati da carabinieri del comando locale. Dopo una lunga perquisizione, che ha interessato principalmente il materiale cartaceo presente nel furgone in cui dormivo e nella stanza che lì utilizzo, mi sono stati sequestrati una lunga serie di manifesti e locandine, libri, riviste (alcuni dei quali a detta loro gli «mancavano»), corrispondenza personale, agende, taccuini e appunti manoscritti vari, tutti i computer ed i supporti di memoria esterni trovati nell’abitazione, due telefoni, una sim, una macchina fotografica digitale, nonché le scarpe che indossavo, un paio di guanti, uno scaldacollo ed una maschera antigas di tipo militare. Mi è stata contestualmente notificata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per partecipazione ad un’associazione [sovversiva] con finalità di terrorismo e eversione dell’ordine democratico. Sono inoltre accusato a vario titolo di danneggiamento, imbrattamento, manifestazione non autorizzata, furto, istigazione a delinquere; la maggior parte dei suddetti reati è riconducibile alla solidarietà nei confronti de* indagat* e dei prigionieri dell’operazione «Panico». L’operazione che mi riguarda (soprannominata operazione «Bialystok») è il risultato dell’intensa attività d’indagine partita a seguito di un’azione a firma Cellula “Santiago Maldonado” / FAI avvenuta a Roma il 7 dicembre 2017, oltre che della preoccupazione delle autorità repressive per alcune azioni dirette avvenute nella capitale negli ultimi anni (nel dispositivo sono stati citati alcuni incendi di auto del servizio car-sharing ENI, Enjoy, l’incendio di un ripetitore Vodafone, mentre i media parlano perfino di fatti risalenti fino a 10 anni fa, ovvero dell’attentanto esplosivo a una caserma dei carabinieri del 2010, ad una banca nel 2012, al tribunale di Civitavecchia nel 2016 e di uno avvenuto nel 2017 ai danni della sede dell’ENI) e per il periodo di possibile instabilità sociale che seguirà l’emergenza Covid-19. Nelle carte a mia disposizione si parla anche di collagamenti internazionali con Grecia (per un mio viaggio nel novembre-dicembre 2018), Cile (per la visita di una compagna presso il Bencivenga Occupato nel settembre 2018) e con Berlino (a quanto pare solo per un’azione a firma FAI avvenuta in quella città nell’ottobre dello stesso anno), oltre che ideologici con Alfredo Cospito, anarchico detenuto per la gambizzazione Adinolfi e varie azioni firmate dalla Federazione Anarchica Informale.
Sono stato conseguenzialmente rinchiuso in una sezione di isolamento del carcere di Rieti per fare la quarantena di 14 giorni, adottata come misura dell’amministrazione penitenziaria volta a contenere la diffusione del virus Covid-19 all’interno delle carceri. Noi nuovi giunti siamo rinchiusi in celle 3,5 m. x 2,5 m. circa al piano terra dell’angolo sud-ovest della struttura. Da mercoledì 17 giugno ci stanno finalmente facendo fare 40 minuti di aria a testa. La sezione è al completo e riusciamo a tenerci compagnia e ad aiutarci come possibile. Io sto bene, il mio morale è buono e per ora non mi manca niente in carcere. Ho sentito il saluto di domenica scorsa e ricevuto molti telegrammi e posta, tutte cose che hanno contribuito a darmi forza in queste lunghe giornate.
Ringrazio moltissimo tutt* per questo. Mi aspetto di essere trasferito in un altro carcere con sezioni di Alta Sorveglianza entro la fine dei 14 giorni di quarantena. Entro 15 giorni circa da oggi dovrebbe svolgersi il riesame che si esprimerà sull’ordinanza di applicazione delle misure cautelari per me e * altr* sei indagati detenut*. Colgo quest’occasione per mandare un caloroso saluto a loro e a voi tutt*. Il mio cuore è con voi.
Nico
Carcere di Rieti, 19/06/2020
Per scrivergli: Nico Aurigemma, C. C. di Terni, strada delle Campore 32, 05100 Terni.
Operazione «Prometeo». L’udienza preliminare è stata spostata al 29 luglio 2020
L’udienza preliminare del processo per l’operazione «Prometeo», che si doveva tenere il 10 luglio 2020 presso il tribunale di Genova, è stata rinviata al 29 luglio alle ore 10:00. In quella data Beppe e Natascia non saranno presenti fisicamente perché è stata loro imposta la modalità della videoconferenza.
Seguiranno aggiornamenti sugli sviluppi processuali.
Per scrivere ai compagni ancora rinchiusi in carcere gli indirizzi sono:
Natascia Savio
C. C. di Piacenza
strada delle Novate 65
29122 Piacenza
Giuseppe Bruna
C. C. di Pavia
via Vigentina 85
27100 Pavia
Rinnoviamo l’invito al sostegno economico. Per chi volesse contribuire con benefit alle spese processuali – che in questi mesi si renderanno più consistenti – e quelle carcerarie, le coordinate sono le seguenti:
– Postepay evolution
Intestata a Vanessa Ferrara
N° 5333 1710 9103 5440
Iban: IT89U3608105138251086351095
– Postepay evolution
Intestata a Ilaria Benedetta Pasini
N° 5333 1710 8931 9699
Iban: IT43K3608105138213368613377
Lettera di Beppe dal carcere di Pavia, 4 luglio 2020
Il testo che segue è una lettera dell’anarchico Giuseppe Bruna, imprigionato dal 21 maggio 2019 per l’operazione «Prometeo», attualmente recluso nel carcere di Pavia. Per scrivergli: Giuseppe Bruna, C. C. di Pavia, via Vigentina 85, 27100 Pavia.
Carissimi/e,
spero che questa mia vi trovi bene!
Vi scrivo per segnalarvi una situazione (l’ennesima!) grave che mi sono trovato ad affrontare tra il pomeriggio del 3 luglio e la mezzanotte del 4 luglio! Come sarete a conoscenza sono rinchiuso da circa un anno in una cella da solo nella sezione «protetti» delle galera di Pavia!, ho da sempre rifiutato tale collocazione mettendo in atto varie forme di lotta (sciopero della fame, sciopero dell’aria…).
La [parola incomprensibile, probabilmente potrebbe essere «direzione»] sanitaria della galera di Pavia, pur non avendomi mai sottoposto a nessuna visita medica (anche se c’era una richiesta specifica del GIP Basilone), ha dichiarato che sono in trattamento (con cosa?) per il linfonodo alla tiroide (mai controllata qui) e che ho avuto una grave forma di bronco-polmonite e in caso di necessità avrebbero provveduto a soccorrermi!
Venerdì (3 luglio), pomeriggio, su Pavia è arrivato un grosso temporale con raffiche di vento, non facendo in tempo a chiudere la finestra, il vento ha chiuso il blindo della mia cella, qui accade sovente quando c’è tanto vento… devo precisare che i campanelli per chiamare i secondini non funzionano, devi solo urlare! In questo caso il detenuto lavorante avvisa il secondino di turno che sono «chiuso», lo sento dalla mia cella… non ho mai chiamato un secondino da quando sono rinchiuso in questa fogna, la loro presenza mi irrita… Aspettando che si sarebbero degnati di riaprire il blindo come tutti in sezione, mi occupo di altro nella cella sapendo che verso le ore 21:00 sarebbero comunque passati con l’infermiere che distribuisce psico-farmaci… alle ore 20:30 circa il secondino zelante apre lo spioncino del blindo e gli dico subito di aprire il blindo come tutti gli altri che sono molto agitato e non riesco a respirare! Mi risponde con un «Sì» e sparisce! Verso mezzanotte, con il cambio turno dei secondini fanno la conta… non so cosa sia successo, non ricordo niente, mi sono ritrovato sul pavimento pieno di bava con 4–5 secondini che mi continuavano a chiamare, qualcuno diceva che forse ero morto! Non hanno mai chiamato il medico, né l’infermiere, non sono mai stato visitato anche in queste circostanze… ho capito da un pezzo perché sono stato collocato in questa sezione in questo carcere! Alle ore 10:30 circa vengo chiamato in infermeria (04/07/2020) dopo aver avvisato l’infermiere del mio malessere e di aver perso conoscenza durante la notte. Davanti al medico di turno gli dico l’accaduto durante la notte: è presente l’infermiera e un secondino «graduato» che assiste alla conversazione, mentre mi prende i parametri gli manifesto al medico un dolore forte alla fronte per la botta presa con la caduta, l’infermiera mi dice che non si vede nulla e nel spiegargli che sarebbero venuti a mezzanotte quando ero disteso sul pavimento com’era quando mi hanno trovato i secondini in turno magari si sarebbero accertati sul momento! A ‘sto punto interviene il secondino presente che con tono minaccioso mi dice che «parlo troppo» e che devo parlare solo di medicine!, presenti il medico di turno e l’infermiera (dicono la moglie di un secondino), non fanno una piega! Ho fatto richiesta delle cartelle cliniche, vediamo se me le portano! Spero che questa vi arrivi e non sparisca!
Vi chiedo di essere partecipi con me contro questo collocamento in
questa sezione e questa galera!
Fate girare a più persone e siti possibili!
Di galere si muore!
Mi rialzo A TESTA ALTA vomitando tutto il mio odio a questo
collocamento!
Libertà per i compagni romani!
Beppe